Inguadabile! Proprio così era il Fosso dei Fangacci nel 2016, il giorno di San Valentino.
Si trattava di una delle prime uscite del Ginepro ed il meteo era decisamente avverso:
abbondanti piogge si protraevano da più di un giorno sulla Giogana, nei pressi di Camaldoli.
La neve dei giorni precedenti si scioglieva e contribuiva ad alimentare i fossi ed i torrenti.
Una decina di mantelline ed impermeabili si è gettata in picchiata dalla direttissima degli Scalandrini, il sentiero a metà tra gli Acuti e i Fangacci.
Le precipitazioni iniziavano a diminuire mentre il gruppo affrontava ripidi pendii all’ombra di solenni abeti bianchi e maestosi faggi.
La cascata non era lontana: il rumore di sottofondo delle acque che si infrangevano sui massi alla base, pian piano, diventava fragore.
Infine siamo giunti sul punto in cui il Fosso dei Fangacci ed un suo affluente spiccano il volo nel vuoto per precipitare per più di 70 metri: la cascata degli Scalandrini.
Gli occhi degli escursionisti erano pieni di meraviglia e stupore mentre si sporgevano per mirare il prodigioso balzo.
Ma ormai era arrivato il momento di guadare il Fosso dei Fangacci!
In condizioni normali, si hanno due punti in cui si riesce comodamente ad oltrepassare il fiume:
il primo nelle immediate vicinanze della cascata ed il secondo, più a monte, dove la traccia non segnata interseca il corso d’acqua.
L’impeto del torrente era talmente forte da non consentire il guado in nessun punto.
Il problema non era tanto il bagnarsi i piedi ed i pantaloni ma piuttosto l’impossibilità di mantenere l’equilibrio e di opporsi alla corrente.
Niente da fare, siamo tornati sui nostri passi fino ad un bivio dove era necessario fare una scelta.
Prendere la comoda traccia che scendeva verso gli Acuti ma che non consentiva di vedere da sotto la cascata degli Scalandrini?
Oppure, risalire la sponda sinistra idrografica del Fosso dei Fangacci seguendo un’altra pista, non segnata su carta e che la guida non aveva mai fatto?
Questa seconda possibilità consentiva di raggiungere il ponte di legno per poter guadare e poi raggiungere il sentiero CAI, da dove si poteva scendere per andar a mirar da basso la cascata.
Ovviamente la scelta è caduta sulla cascata (scusate il gioco di parole).
E così, seguendo nuove tracce, abbiamo preso il ponte ed abbiamo poi conquistato la base della cascata!
Difficile spiegare a parole quello spettacolo, potete guardare le foto ma forse nemmeno quelle riescono a rendere l’idea!
Siamo arrivati alla Lama ed al bivacco Tiglié abbiamo acceso il camino per farci una bella grigliata (non ci facciamo mancare nulla!).
Con l’oscurità abbiamo risalito la vecchia via degli Acuti, riportando a casa tardi chi doveva festeggiare il San Valentino a cena!