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Orsi e lupi, l’ora d’oro e l’ora blu.

“L’ora d’oro è quella situazione che si verifica quando il sole è molto basso all’orizzonte e, quindi, esclusivamente negli istanti successivi all’alba e precedenti il tramonto.”

Per me l’ora d’oro è sempre stata quel momento della giornata in cui aumentano le possibilità di incontrare animali.


Oggi parleremo dell’ora d’oro a cui sono più affezionato, il tramonto del 6 dicembre 2018, in quell’ora ho avuto la fortuna di incontrare un orso e, di lì a poco, sette lupi!

L'impronta dell'orso avvistato.
Impronta di orso.


Siamo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, mi trovo presso un piccolo valico e respiro a pieni polmoni quell’aria fresca e purissima che fa ondeggiare le barbe dei faggi.


Sono sul confine di una delle cinque foreste vetuste del Parco che recentemente sono diventate patrimonio Unesco, tra faggi secolari che recano le iscrizioni di pastori e taglialegna.
La maggior parte di queste incisioni, che riportano le date ed i cognomi degli autori, sono del primo dopoguerra ma non mancano alberi “firmati” negli anni ’30.


Lo spettacolo è unico: riesco ad individuare alcune vette che ho già conquistato in altre escursioni, la neve ricopre le zone più adombrate ed esposte a nord.
Nessuna anima viva, solo natura selvaggia.

Tra Marcolano e Rocca Genovese
Da dove ho visto l’orso


Non ho un programma ben preciso, sono circa le 12 e sono di fronte ad una scelta:
prendere il crinale e rientrare con calma oppure valicare e scendere percorrendo il sentiero della foresta Patrimonio Unesco, per poi inerpicarmi lungo una ripida salita che mi riporterebbe nella vallata da cui sono partito.


La seconda scelta ha, ovviamente, molto più “fascino” della prima per diversi motivi: si tratta di sentieri che non ho ancora mai intrapreso, certezza di rientro in notturna, la faggeta vetusta…
Beh…al diavolo! Scelta due!


Brucio le tappe in discesa tra faggi barbuti, faggi svettanti, faggi schiantati e giovani faggi fitti che cercano di riempire gli spazi lasciati liberi nella volta arborea.


La risalita è bella tosta tra carpini di dimensioni ragguardevoli fino a ritornare ai miei amati faggi.
Stiamo entrando nell’ora d’oro quando conquisto la vetta, circa 1900 metri, e mi affaccio a nord:
nel prato sottostante, a circa 300 metri di distanza, la mia attenzione viene catturata da una piccola sagoma in movimento che si avvicina al bosco per poi scomparire.


La distanza è considerevole ma scarto subito la possibilità che possa trattarsi di un cervo poiché la sagoma è “compatta”.


Che sia un cinghiale? Oppure che sia davvero lui? L’Orso Bruno Marsicano!!!

La piccola sagoma al centro, appena sulla sinistra, che sale verso il bosco.


Il sentiero mi porta proprio là, dove posso trovare la mia risposta e, al mio fianco, ho un alleato che non può lasciare adito a dubbi: la neve! Quella benedetta neve che ancora ricopre, come già accennato, le zone che non vengono raggiunte dalla luce del sole.
Giungo sul posto, cerco nelle vicinanze individuando le piste degli animali ed ecco le impronte inconfondibili dell’orso! Uno dei circa 50 orsi marsicani!

La gioia è indescrivibile!


Scendo tra i faggi barbuti, le uniche impronte sono le nostre: quelle dell’orso e le mie.


“L’ora blu identifica una particolare condizione della luce solare indiretta, che viene riflessa e dispersa nelle molecole dell’atmosfera, assorbendo le frequenze più basse (rosso e giallo) e disperdendo quelle più alte come l’azzurro, che normalmente vediamo in queste situazioni.

L'ora blu, il crepuscolo.
L’ora blu, il crepuscolo.


Ciò si verifica dopo il tramonto e prima della notte fonda, o dopo la notte fonda e prima dell’alba.”
Per me l’ora blu è l’ultima opportunità, gli ultimi attimi in cui è possibile avvistare i selvatici senza l’ausilio di luce artificiale.


La faggeta, a quota inferiore, è più giovane. I miei passi sono il più leggeri possibile e sto attendo a non spezzare rametti perché mi sto avvicinando ad un altro prato dove è possibile incontrare animali.
Prima di entrare nel prato mi fermo per qualche minuto, creando un “vuoto di silenzio“.
Nutro la speranza di un altro incontro con qualche animale ma poi penso: “Sono stato già abbastanza fortunato oggi con l’orso!”


E’ quasi buio, entro nel prato e scorgo delle sagome, le orecchie a punta, guardano verso di me per una frazione di secondo: ecco il branco!
Tre lupi scappano sulla sinistra risalendo il pendio, altri quattro trovano riparo nel fitto della selva sulla destra.
Io sono immobile e poco dopo i tre lupi riattraversano il prato per raggiungere gli altri quattro tra i faggi.


Resto immobile, devo attraversare il prato esattamente dove un attimo prima erano i lupi e, chissà…loro mi osserveranno oppure saranno già lontani?
Sono certo di non correre rischi perché non si hanno più notizie di aggressioni da più di un secolo e, soprattutto, perché ho appena visto la reazioni di panico che hanno avuto i lupi appena mi hanno visto.
Accendo la torcia, impugno con decisione il mio bastone da cammino e mi avvio con lo sguardo fisso sulla destra verso i faggi.
So che non ho ragione di avere paura ma non riesco a non guardare verso quegli alberi.
Una volta attraversato il prato, il sentiero continua serpeggiando nella foresta.

Al prossimo racconto!
Saluti dalla guida...
Saluti dal Ginepro!
Al prossimo racconto!
Saluti dalla guida…
Saluti dal Ginepro!


Ormai è buio pesto ed io, periodicamente, mi volto a controllare alle mie spalle.
L’auto dista circa un’oretta, sorrido.
Un orso e sette lupi, la mia ora d’oro e la mia ora blu.